ABITO BLANCO

Abito Blanco o lui abita me?

Il progetto che porto avanti da diversi anni ha come fulcro me, il mio amato cane Blanco ed il particolare rapporto che si era creato fra noi. Blanco: un comune volpino italiano di taglia media. Il mio Blanco: un essere speciale dal pelo bianchissimo, appartenente a questo e ad altri mondi. Il 21 novembre 2014, di notte e tra le mie braccia, ha incontrato la morte, naturale, per vecchiaia, lasciandomi con un profondo senso di gratitudine e la voglia di vivere per entrambi.

Come non parlare d’Amore pensando al rapporto rispettoso, viscerale, simbiotico che si era creato fra noi? Poiché la mia Arte affonda le radici nella mia vita, ho realizzato, da quando Blanco ne e` felicemente entrato a far parte, diversi lavori che lo vedono e ci vedono protagonisti.

Sono sempre stata affascinata, catturata inspiegabilmente, dal bianco lucente del pelo di Blanco. Per diversi anni, dopo avergli fatto il bagno, averlo asciugato e spazzolato, ho raccolto dalla spazzola il pelo che vi rimaneva impigliato. Prima di conservarlo, sempre con lo stesso rituale, l’ho nuovamente lavato e fatto asciugare al sole con la fantasia di realizzare un abito. Finalmente, quest’anno, quest’idea fantasiosa ha trovato una sua maturazione ed e` diventata realtà. Con l’abito prodotto ho realizzato diversi scatti fotografici nei quali io lo indosso, lo abito, lo animo. Il lavoro non è ancora terminato, gli lascio il tempo di delinearsi e declinarsi. So, che a breve, scatterò altre immagini e mi aspetta un incontro con un gruppo di cani bianchi per realizzare un video. Sento questo lavoro di particolare importanza per me, perché mi dà la possibilità di vestirmi di lui, di sentire la sua protezione magica, di contattare la mia parte animale. Diventando un ibrido, io stessa, una figura di mezzo, un angelo ed una bestia, posso esplorare una parte dell’umano che non trova spazi espressivi nel quotidiano.

Abito Blanco
2019-2022
Abito realizzato con pelo di cane, taglia s/m, fotografie B/N.
“Hide ‘n Seek“ a cura di Veronica Montanino con Shara Wasserman, Temple University, Roma.

Ph: Daria Palladino