E’ incantevole udire al mattino il canto degli uccelli, in campagna o in città, fra una pausa e l’altra dal caos acustico delle automobili: sentire il loro cinguettio è per me un balsamo per l’anima.

Il punto di partenza per le mie opere è sempre la ricerca delle invisibili connessioni che legano gli elementi che creano l’Universo. Sulle orme di Gregory Bateson mi chiedo: “Cosa unisce il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula e tutti e quattro con me? E me con voi? E tutti e sei noi con l’ameba da una parte e lo schizofrenico dall’altra?”.

Il mio interesse si focalizza sull’analisi dei legami e delle interconnessioni nei quali sono coinvolti gli esseri umani e le specie animali con i relativi nessi fra l’ornitomanzia e l’antica pratica di leggere gli auspici nel comportamento degli uccelli, per predire il futuro o ricevere messaggi dagli dèi, fino allo studio dei canti di queste creature.

Torre Flavia è apparsa da subito un luogo ideale per la mia ricerca: un’area naturalistica protetta balzata alle cronache per essere stata scelta come location del Jova Beach Party. Una scelta fortunosamente annullata dal buon senso e dall’azione dei cittadini e che avrebbe sicuramente costituito un danno ambientale per la riserva che ospita più di 180 specie di avifauna, di cui 40 a rischio estinzione e che scelgono quest’area geografica per riposare e nidificare.

Quali modi nuovi per vivere rispettosamente questa nostra, e non solo nostra, Natura? Come riconciliarsi con un ambiente costituito da specie selvatiche ormai soltanto per il 30%? Ho pensato ad un rito/performance attraverso la quale poter rendere visibile nella narrazione le logiche che regolano il mondo di questi esseri alati, avvicinare il pubblico alle cerimonie sull’accoppiamento, weed ceremony, e ai riti di difesa del territorio. Tutto questo è stato da me reinterpretato e condensato in un’azione performativa, anche grazie alla presenza di un personaggio d’eccezione: l’uomo Uccello, Claudio Montuori, specializzato nella riproduzione dei loro canti tramite strumenti acustici, ma soprattutto tramite l’uso della sua voce. Sarà un viaggio, il nostro, nel quale imiteremo alcune fasi dello stare insieme fra uccelli. Claudio indosserà il suo abito di scena ed io il mio realizzato per l’occasione. L’abito che indosserò diventerà una vera e propria scultura che avrà anche la funzione di farmi mimetizzare per degli scatti fotografici vicino ad uccelli di specie diverse. Un abito-scultura, quindi, che serve come ponte di passaggio fra l’Alice appartenente alla specie umana e l’Alice che vuole prendere il volo.

 

Fra le varie riflessioni emerse nell’incontro con questo luogo, non ultime le considerazioni sull’essere umano e il suo rapporto con la Natura dove, come in Uccellacci e uccellini di P. P. Pasolini (1965), due personaggi principali, padre e figlio sono in viaggio e nel quale il regista attraverso essi esprime il suo pensiero rispetto alla terra nel suo divenire, inerme preda di un inarrestabile degrado che l’avvento della società dei consumi accelera e favorisce…

 

-Alice Schivardi

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