Alchimie dell’anima. L’installazione polifonica di Alice Schivardi Sei storie personali, sei episodi intimi, sono state elaborate in forma scritta e donate all’artista. Ecco da dove parte e dove arriva Equazione Uno, l’installazione polifonica di Alice Schivardi che la Galleria Apart di Roma ospita e nella quale le storie si intrecciano nelle forme più varie, quelle che la sua intuizione le suggerisce di adottare, caso per caso: fotografia, video, performance, disegno, il ricamo e il suono, come quello che struttura e completa l’installazione che questa mostra propone.
L’interesse nel collezionare racconti, nell’instaurare rapporti umani, da sempre, guidano il percorso artistico di Alice verso una ricerca interiore dell’altro e del sé che si apre verso l’universale, rivelato nei momenti più tormentati della vita, quando il costrutto sociale lascia spazio all’emotività istintiva. Le storie che Alice ha raccolto nel tempo sono restituite al mondo attraverso opere che si materializzano Le sei storie di Equazione Uno sono interpretate da voci ‘altre’ da quelle dei loro autori. Incise su nastro magnetico, queste sono trasmesse simultaneamente attraverso altoparlanti distribuiti nello spazio della galleria. Suoni sinusoidali, ovvero suoni che hanno la caratteristica di dare vita a suoni perfetti, creati in collaborazione con il maestro Giacomo Del Colle Lauri Volpi, si sovrappongono a ciascuna voce con il fine di creare, dice Alice, “un’illusione acustica che diviene eco prima ancora che voce del proprio sé”. A questo piano d’ascolto multiplo fa da ‘contrappunto’ la parte visiva: immagini e simboli universali ispirati alle storie raccontate, nell’opera Ad Immagine e Somiglianza, si susseguono lungo un foglio di carta acetata, eletta per la sua trasparenza, che per dodici metri ricopre il perimetro della galleria. Sei opere racchiuse in cornici ovali, un formato già da tempo caro all’artista per il suo richiamo alla memoria e alla ciclicità, chiudono e aprono la mostra. I disegni, in parte ricamati, catturano subito l’occhio, lo immergono in un mondo poetico, e rassicurano dall’impatto spiazzante dell’iniziale brusio di voci e suoni. Nella componente visiva si palesa così un piano d’ascolto parallelo, un ‘sentire emotivo’ che le immagini risvegliano, anch’esso modulato tra la continuità del foglio unico e l’autonomia narrativa di ciascuna raffigurazione. Il ricamo, che ricalca alcuni tratti di ciascun disegno, lasciando dei fili sospesi, diventa legame tra le cose, tra l’artista e le storie, tra le storie e l’opera, tra il processo e l’opera finita. Parallelo ed equilibrato è anche il concetto del tempo, frenetico e moderno nella simultaneità di trasmissione, rallentato e antico nella poesia del disegno che distende il discorso e lo ricompone delle sue giuste pause, anche quelle necessarie per il lavoro del ricamo che impongono impegno fisico, metodo e riflessione. La trasparenza della carta rende visibili i ricami che, su impulso di una necessità emotiva ed ancestrale, a tratti sono eseguiti sul retro del foglio e che si sovrappongono all’immagine frontale.L’opera diventa, quindi, un percorso di indagine interiore che dall’individuo si ricongiunge con l’universo. Il processo, la materia, come la resina delle cornici ovali che l’artista stessa produce e colora, l’impegno fisico necessario alla sua lavorazione, tutto fa parte di una ricerca, che non si conclude nell’opera finita, al contrario, continua nelle corde emotive che suoni e immagini fanno vibrare in chi guarda. Tutto si interseca con tutto. La sovrapposizione di parole, immagini e suoni possono essere isolate e ricomposte in un racconto corale e universale al quale la vita stessa dello spettatore è chiamata ad essere partecipe e componente vitale. Il brusio delle storie che si accavallano si placa con l’avvicinarsi ad ogni altoparlante, le voci iniziano a scandire le parole, i racconti prendono forma e trovano una prima loro valenza universale proprio nella loro intersezione con i suoni puri. Tutto quindi è posto su di uno stesso piano: le storie, i loro
autori, gli interpreti che le raccontano, l’artista, le parole, i suoni, l’oralità, la scrittura, il contenuto, i materiali impiegati, la scienza, l’arte, la razionalità, l’emotività, il dritto e il rovescio, il positivo e il negativo. Tante variazioni sul tema che costruiscono racconti paralleli, il tutto calibrato e omogeneo in un’equità che facilmente riconduce al titolo dell’opera, Equazione Uno. Equazione è un termine impiegato anche in fisica nel calcolo della “propagazione delle onde”, un’immagine che cattura la figura del movimento dell’alternarsi di gesti, del dare e del ricevere e l’attimo del suo –appunto- propagarsi: gli episodi sono donati all’artista che li riceve, li metabolizza, li rielabora e li restituisce al mondo dove si ricongiungono con l’entità planetaria. Non ho trovato qui spazio per parole che descrivessero il contenuto delle immagini. A ciascuno spettatore queste stimoleranno, per vie empatiche, evocazioni e memorie diverse. Ciascuno ha diritto a che il proprio luogo dell’immaginazione sia lasciato libero affinché il gioco di corrispondenze sinestetiche, che il lavoro di Alice innesca, possa compiere il suo lavoro. Equazione è una parola di derivazione latina aequatione, letteralmente “uguaglianza” (dal Grande Dizionario Italiano dell’Uso curato da Tullio de Mauro, UTET, Milano 1999)
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